Il match tra De Carolis e Polyakov ha dato il via al connubio ” boxe TV8 “. Una serata che la nobile arte italiana non viveva da tempo, soprattutto per quanto riguarda il suo impatto mediatico, e che ha mostrato luci ed ombre.
PRO – Sky ha investito molto nella pubblicità dell’evento. Il match è stato annunciato attraverso la tv, ma anche e soprattutto verso i canali social. Su Facebook varie clip seguivano passo passo la preparazione di Giovanni de Carolis verso il match contro Polyakov, attirando l’attenzione anche di coloro che avevano smarrito l’interesse nei confronti della nobile arte. Una promozione di altissimo livello, che ha addirittura toccato altri eventi: al concerto degli U2 c’era uno stand con un pungiball atto alla promozione del match. Il successo si è visto: un Foro Italico pieno ha accolto i pugili salire sul ring, per un’atmosfera da brividi. Bella anche l’idea di uno studio live, con ospiti più o meno legati al pugilato, seguendo l’esempio delle serate organizzate nel Regno Unito e negli USA. Oltre che a Sky Italia, bisogna fare i complimenti a Giulio Spagnoli, promoter dell’evento, dal punto di vista di marketing e di visibilità assolutamente riuscito. Non è un caso che (in chiaro) 180 mila spettatori si siano incollati alla tv, con l’1,45% di share.
CONTRO – Purtroppo, l’incontro non è andato come ci si aspettava (LEGGI QUI LA CRONACA DI DE CAROLIS VS POLYAKOV). Il prodotto “boxe” avrebbe avuto bisogno di un match appassionante, magari con un ko, ma soprattutto con la nascita di un nuovo eroe televisivo: il pugile. Giovanni de Carolis aveva tutto per ridare slancio alla nobile arte sul piccolo schermo: un bel ragazzo, ex campione del mondo, genuino e dalla buona indole, voglioso di tornae sul tetto del mondo. Non lo stereotipo del pugile insomma, che viene (ahinoi) troppo spesso visto come un delinquente con dei guantoni. I conti, però, alla fine si fanno sul ring: e il quadrato è stato palcoscenico di uno spettacolo deludente.
Quanto alla telecronaca, Fabio Caressa è sembrato un po’ “ingessato” al commento: poco fluido, soprattutto nelle prime riprese lunghi. Alessandro Duran, veterano ormai del commento, poco poteva fare per interrompere i silenzi del telecronista Sky. Senza scomodare Rino Tommasi, anche il buon Fabio Panchetti avrebbe sicuramente fatto meglio. C’è da dire, però, che negli occhi di Caressa si è vista la passione per il pugilato: un ruolo nello studio, ad incalzare gli ospiti, gli cadrebbe a pennello.
Negli occhi di Alessandro Borghese e Giuseppe Cruciani, invece, non si percepiva lo stesso interesse di Caressa. I due, comunque star da palcoscenico, sono apparsi smarriti, così come Iginio Massari, forse non incalzato a dovere sul suo passato da boxeur. Chi forse era più a suo agiio, oltre a Caressa, era Diletta Leotta, perfettamente calata nel suo ruolo di showgirl. Ha fatto piacere, invece, rivedere grandi ex del ring come Silvio Branco, Mauro Galvano e lo stesso Alessandro Duran: l’obiettivo deve essere puntare su opinionisti di alto livello nello studio televisivo, come avviene in altri sport (Costacurta su Sky, ad esempio) o in altre nazioni (Johnny Nelson sempre su Sky, ma inglese).
Che fosse un po’ una prima volta per molti si è visto anche quando la regia non riusciva a tenere i tempi giusti: per le prime tre riprese, la pubblicità è andata un po’ “lunga”, tagliando l’inizio di round. Inoltre, il timer per le prime tre riprese era assente, non riuscendo così a far vedere a che punto della ripresa si fosse.
CONCLUSIONI – Malgrado il match poco entusiasmante, si è visto che anche in Italia si possono realizzare eventi di alto livello, con una copertura mediatica degna di tal nome. Il pubblico ha risposto bene, sia da casa, che dal vivo al Foro Italico. Una soluzione per evitare di inciampare di nuovo in un incontro deludente potrebbe essere quella di trasmettere anche un sottoclou.
Purtroppo, la sensazione è che si sia sprecata una grande occasione per rilanciare il pugilato italiano. Avrà Sky la bontà di riprovare a portare in alto la nobile arte tricolore?