F1, è morto Niki Lauda, uno degli ultimi eroi di una F1 che non esiste più

F1 MUORE NIKI LAUDA/ Oggi la F1 piange Niki Lauda, deceduto all’età di 70 anni. I fan, i piloti, i manager. Tutti piangono l’austriaco, capace di scrivere indelebili pagine di storia sportiva. Capace di tornare alle corse dopo soli 42 giorni da un incidente quasi mortale, che poteva segnare a chiunque la carriera. A chiunque, tranne che all’Iron Man dell’automobilismo, che dalle ustioni e dalle cicatrici è rinato. da lì, per il “computer”, sono arrivati altri due mondiali con McLaren e Ferrari, in una carriera assolutamente straordinaria. Una carriera data alla velocità e alla continua ricerca della sicurezza in pista, della quale Niki è sempre stato un grandissimo traghetattore. Lui, uno degli ultimi esponenti di una F1 che, ormai, non esiste più.

Niki Lauda: luogo e data di nascita

Andreas Nikolaus Lauda, nato a Vienna il 22 febbraio 1949, è stato un pilota automobilistico, imprenditore e dirigente sportivo. Il computer, come veniva soprannominato, è morto lunedì in una clinica svizzera. Non poteva mancare l’annuncio dei familiari agli organi di stampa:

“Con profondo dolore annunciamo che il nostro amato Niki è morto pacificamente circondato dalla sua famiglia lunedì 20 maggio 2019. I suoi successi unici come sportivo e imprenditore sono e rimarranno indimenticabili”.

Parole che testimoniano quale impronta, per la famiglia e i fan di tutto il mondo, l’austriaco abbia lasciato.

Niki Lauda: la carriera

Gli inizi:

Nato da una ricca famiglia di banchieri viennesi, Lauda si interessò all’automobilismo fin da giovane. I suoi genitori, però, non intendevano supportarlo, in quanto ritenevano che ciò li avrebbe screditati agli occhi dell’alta società. Nel 1968 decise di abbandonare gli studi universitari e, dopo aver preso in prestito del denaro da alcune banche del paese, comprò la sua prima vettura per prendere parte a competizioni automobilistiche. La stagione 1971 non fu facile: la F2 era una categoria difficile, dove si scontravano giovani in cerca di gloria e campioni della F1 che correvano fuori classifica. Il numero medio dei partecipanti superava i 40 anni e solamente riuscire a qualificarsi per la gara era un’impresa. Lauda, che aveva appena 22 anni, in diverse occasioni si mise in luce e nel 1972 diventa, assieme a Ronnie Peterson, pilota ufficiale del team STP March di Formula 1 e di Formula 2, annunciando di voler puntare alla vittoria di quest’ultimo campionato. Il momento d’oro di Lauda arrivò a Oulton Park dove vinse la gara e nella seconda prova dell’Europeo a Thruxton conquistò il podio. Dopo un avvio decisamente positivo, Lauda passò in testa al campionato e, agli occhi di molti, era il vero favorito per il titolo. Però, nel corso dell’anno, la Surtees e la Lotus si dimostrarono migliori della vettura dell’austriaco, che finì 5° in classifica.

Il debutto in F1 e in Ferrari:

Lauda fece il suo debutto in F1 nel 1971 nel Gp d’Austria al volante di una March, ma venne costretto al ritiro dopo una ventina di passaggi. Nella stagione successiva disputò l’intero campionato, ma non riuscì a conquistare nemmeno un punto. Nel 1973 decise di stipulare un contratto per poter correre come pilota pagante con la BRM. I suoi risultati migliorarono costantemente nel corso della stagione e nel Gp del Belgio conquistò un ottimo quinto posto e i suoi primi punti, così da convincere il team inglese a rinnovargli il contratto per altri due anni. Ad ottobre, però, venne ufficializzato il passaggio di Lauda per la stagione seguente alla Ferrari. Fu quindi costretto a pagare con il suo stipendio le penali per lo scioglimento del precedente contratto. L’ingaggio fu favorito da Clay Regazzoni, suo compagno di squadra nel 1973. Questo fatto provocò qualche polemica per il fatto che l’austriaco, a parte il Gp di Monaco, non aveva all’attivo ulteriori prestazioni di rilievo. al debutto in Argentina, il talento della Ferrari riuscì a salire sul podio, giungendo in seconda posizione. Ricevette anche gli elogi del 5 volte campione del mondo Juan Manuel Fangio, che pronosticò per lui un grande futuro.

I grandi successi in Ferrari e l’addio tanto discusso:

Niki Lauda conquistò la prima pole position della sua carriera in Sudafrica, ma in gara fu nuovamente costretto all’abbandono, a causa di un guasto all’alternatore mentre lottava per la prima posizione con Carlos Reutemann. L’austriaco riuscì a cogliere la sua prima vittoria al successivo Gp di Spagna. Il computer colse poi un altro successo in Olanda e, con la piazza d’onore, in Francia ottenne la leadership del mondiale piloti. Nelle 2 gare seguenti commise errori di inesperienza che gli fecero perdere terreno in classifica. Al Gp d’Italia, Lauda voleva assolutamente vincere per avere ancora speranze di vincere il titolo e dominò la prima parte della gara ma si ritirò a causa del motore. A questo punto la Ferrari decise di puntare su Clay Regazzoni per conquistare il tanto agoniato titolo mondiale. Il viennese, però, continuò a cercare di primeggiare e a causa dei ritiri non fu di aiuto a Regazzoni, che all’ultima gara perse il mondiale a favore di Emerson Fittipaldi. Nel 1975 la velocità di Niki, unita alla competitività della Ferrari 312 T, rappresentarono un binomio quasi invincibile, nella quale la vettura debuttò al terzo appuntamento della stagione e, dopo un inizio di campionato senza successi, dal Gp di Montecarlo Lauda ottenne cinque podi di fila: 4 vittorie e un secondo posto. Nella gara di Monza, arrivando terzo, ottenne la matematica certezza del titolo mondiale. Vinse l’ultima gara in programma negli Stati Uniti, portando a 5 i successi stagionali e dando alla Ferrari il primo successo negli USA. La stagione successiva, pareva avviarsi a essere la naturale evoluzione della precedente, con una sequenza di vittorie e piazzamenti che sembravano lasciare pochi dubbi sull’esito finale del campionato: subito 2 vittorie e un secondo posto con la vecchia 312 T. Successivamente, poi, con la nuova vettura Lauda vinse in Belgio e a Monaco, poi ancora in Gran Bretagna. Al Gp di Germania, sul pericoloso circuito del Nürburgring, Lauda ebbe il più grave incidente della sua carriera, che gli lasciò gravi danni fisici e il volto sfigurato a vita. Il campione del mondo, mostrando grande coraggio, decise di tornare al volante dopo solo 42 giorni dall’incidente, al Gran Premio d’Italia. Dopo aver ottenuto il quinto posto nelle qualifiche, seppur martoriato dalle ferite, giunse quarto in gara, raccogliendo punti importanti per la lotta al titolo. Il duello con James Hunt proseguì fino all’ultima gara, sul circuito del Fuji in Giappone. La gara venne corsa sotto una pioggia torrenziale, tanto che molti piloti tra cui i 2 contendenti al titolo avrebbero voluto rinviarla, ma prevalse l’intenzione degli organizzatori di dare il via. Lauda, al secondo giro, rientrò ai box per ritirarsi: le condizioni della pista, per il pilota austriaco, erano troppo pericolose per gareggiare. Hunt proseguì e ottenne il piazzamento necessario a vincere il titolo, con solamente un punto di vantaggio sul ferrarista. Nel 1977, Lauda corse ancora con la Ferrari 312 T2. La stagione iniziò con una vittoria di Jody Scheckter alla guida della esordiente Wolf, mentre Lauda fu costretto al ritiro per noie meccaniche. Al successivo Gp del Brasile, il nativo di Vienna non si trovò a suo agio e partì indietro nello schieramento finendo terzo in gara, mentre Reutemann vinse grazie a un nuovo alettone montato all’ultimo momento. Nel Gp del Sud Africa, il pilota Ferrari prese la testa della gara al settimo giro con un sorpasso al danni del rivale inglese e tornò alla vittoria. Il 29 agosto, il giorno dopo la vittoria al Gp d’Olanda, fece scalpore l’annuncio che Lauda dette a tutto il mondo: avrebbe terminato il rapporto con la Ferrari a partire dal successivo 30 ottobre. Al Gp d’Italia Lauda, con il decimo podio stagionale, raggiunse la quasi matematica certezza del secondo titolo iridato, mancandogli un solo punto per chiudere i giochi, che infatti ottenne nella corsa seguente. Dopo la definitiva rottura dei rapporti con la Ferrari, non partecipò alle ultime due gare; la squadra italiana puntò su un giovane esordiente proveniente dalla Formula Atlantic e che aveva debuttato in F1 al Gp di Gran Bretagna: Gilles Villeneuve.

Dalla Brabham alla McLaren: gli ultimi successi e il 3° titolo mondiale

Nel 1978 Lauda si trasferì alla Brabham-Alfa Romeo, dove ottenne solamente due vittorie. il 30 settembre 1981 annunciò il suo ritorno alle corse, dopo il primo ritiro, per la stagione 1982 alla McLaren. Dal suo rientro in F1, alla terza gara tornò alla vittoria: partito con il secondo tempo in prova nel Gp degli Stati Uniti, riuscì a superare l’autore della pole position, Andrea De Cesaris. Ottenne successivamente il terzo posto in Belgio ma venne squalificato perché la sua vettura era di qualche kg sotto il peso minimo regolamentare. Ottenne un altro podio al Gp di Svizzera e fu quinto nella classifica finale del campionato. Nel 1983 un buon inizio gli permise, dopo due gare, di essere in testa al campionato, cosa che non accadeva dal 1977. Ottenne il terzo posto nella gara inaugurale in Brasile: ma al di fuori di circuiti tortuosi come il cittadino di Long Beach, teatro dell’impresa nordamericana, la McLaren con motore aspirato non aveva grandi possibilità contro le più potenti vetture turbo. Nel 1984, Niki Lauda e Alain Prost si spartirono le vittorie nella prima fase di stagione, con l’esclusione del Gp del Belgio dove si ritirarono entrambi, fino alla trasferta in nord America; qui ci fu un recupero di competitività della Brabham di Nelson Piquet che vinse 2 gare. Al ritorno in Europa, le McLaren monopolizzarono la stagione, Lauda ottenne cinque podi consecutivi di cui tre vittorie e 2 secondi posti dietro a Prost. Le ultime due gare, furono appannaggio di Prost; Lauda all’ultimo Gran Premio, svoltosi per la prima volta in Portogallo, dovette sudare il titolo mondiale, partendo indietro sullo schieramento di partenza, e rimontando fino a raggiungere il secondo posto in gara. Il terzo titolo mondiale lo ottenne dopo cinque affermazioni stagionali e per solo mezzo punto, che ancora oggi è il minor vantaggio mai ottenuto sul secondo classificato. Nella stagione successiva, al Gp d’Austria annunciò il ritiro dalle competizioni a fine stagione, cercando di ripetere il successo dell’anno prima nella gara di casa, ma dopo aver dominato fu costretto anche qui al ritiro. Il riscatto lo ottenne nel successivo Gp d’Olanda, unica vittoria della stagione e ultima della sua carriera in F1.

Niki Lauda: incidente

Quello di Niki Lauda al Nürburgring, è spesso ricordato come uno degli incidenti più tragici nella storia dell’automobilismo. Ma, forse, è proprio in Germania che l’austriaco iniziò a scrivere la seconda pagina della sua immensa storia sportiva. Il pilota della Ferrari, dopo aver perso il controllo della propria vettura, colpì una roccia a lato del circuito, e terminò la sua corsa in mezzo alla pista privo del casco scalzatosi nell’urto. La monoposto prese fuoco per la fuoriuscita di benzina e il pilota rimase intrappolato nella vettura in fiamme, prima che alcuni colleghi sopraggiunsero cercando coraggiosamente di aiutarlo: tra questi Harald Ertl, Guy Edwards e Brett Lunger. Ma fu grazie soprattutto all’aiuto di Arturo Merzario, il quale lo estrasse dall’abitacolo in fiamme, che Lauda riuscì a salvarsi; anche se le sue condizioni rimasero molto critiche nei giorni seguenti, non tanto per le gravi ustioni subite, quanto per aver inalato i velenosi fumi della benzina che potevano danneggiare i polmoni e il sangue con conseguenze letali. Da quel momento, solamente il 5 agosto venne dichiarato fuori pericolo dai medici. 42 giorni dopo, il computer fece ritorno sulla sua vettura, in un 4° posto davvero storico. E, ovviamente, indimenticabile.